mercoledì 3 febbraio 2010

I DIRITTI UMANI

LA DISCRIMINAZIONE

PACCHETTO SICUREZZA: Chi discrimina si elimina!

Ecco cosa determina il pacchetto sicurezza (ddl 733/2009):
1. il reato di clandestinità. Per la prima volta in Italia viene perseguitato uno status e non gli atti che si compiono. Un immigrato diventa delinquente per il solo fatto di essere clandestino, ovvero povero;
2. l'aumento del periodo di reclusione nei CIE (centri di identificazione ed espulsione) portandolo a 180 giorni contro i precedenti 60;
3. l'istituzione di una tassa sul rilascio del permesso di soggiorno;
4. l'istituzione di un registro dei senza casa, strumento che opera una schedatura dettagliata di questi e dal sapore un po' “nostalgico”, che emargina ulteriormente comunità come quella rom che già non gode di molte simpatie nell'opinione pubblica;
5. l'obbligo di possedere il permesso di soggiorno, senza il quale niente iscrizione anagrafica, asili nido, medico di base o iscrizione all'anagrafe per i figli;
6. l'inasprimento delle procedure che consentono l'acquisizione della cittadinanza italiana attraverso il matrimonio con un cittadino italiano. Dai 6 mesi precedenti si è passati a 2 anni di tempo per acquisire questo diritto. Nel caso in cui il migrante risieda all'estero gli anni diventano tre. Viene inoltre introdotto il pagamento di una tassa di 200 euro;
7. inasprimento delle pene per chi occupa case abbandonate, anche se per motivata necessità (indigenza), e per chi danneggia immobili o scrive sui muri. Spesso questo reato viene contestato per fatti commessi durante manifestazioni autorizzate;
8. Istituzione di ronde, costituite da associazioni di cittadini non armati per segnalare alle forze dell'ordine eventi che possano arrecare danno alla sicurezza urbana o situazioni di disagio sociale.

LA NOSTRA CRITICA
Il diritto alla sicurezza è una novità nel diritto romano sul quale il nostro sistema giuridico si fonda. Per avallarlo i legislatori hanno acconsentito che venissero meno i diritti fondamentali dell'uomo come libertà, salute, istruzione, lavoro e cittadinanza.
Già dalla loro costituzione con legge Turco – Napolitano, gli allora centri di permanenza temporanea (CPT) furono, non a torto, considerati dei lager. Ora con l'aumento della reclusione si aggravano le condizioni di vita disumane di chi vi viene “ospitato”. Ci sono stati casi di morte e maltrattamenti senza che quanto sia successo abbia potuto superare le mura di cinta di questi centri.
Nella nostra epoca esiste una dicotomia tra merce ed esseri umani. La prima è libera di superare qualsiasi confine, mentre i secondi sono perseguitati in patria, fosse solo dalla fame, alle frontiere e nel Paese dove cercano una semplice opportunità. La maggior parte dei governi ha messo in atto delle forti misure atte a disincentivare l’attraversamento del Mediterraneo da parte dei migranti, ne è un esempio l'accordo tra il governo italiano e libico (il secondo una palese dittatura militare) relativo all'attuazione di misure repressive e detentive nei confronti dei migranti presenti sul suolo libico. Aberrante inoltre che due Stati della civilissima e ricca Europa (Italia e Malta) si scarichino la responsabilità a vicenda non intervenendo in aiuto dei profughi.
In questo modo di intendere il mondo che ci circonda si genera una guerra fra poveri, determinando smembramento del tessuto sociale, la gente non affronta l'origine del problema e soprattutto chi seriamente lo determina: il potere costituito sia esso politico che economico.
Fa riflettere che a questo sentimento di maggiore sicurezza verso il basso, si accompagnino episodi ormai non più isolati di omofobia, xenofobia e un aumento di violenza sulle donne e casi di bullismo.
Per renderci più sicuri il governo ha pensato inoltre di militarizzare le strade delle città italiane.
Situazioni come questa, purtroppo, riportano alla memoria gli scenari che hanno fatto apparire sulla ribalta della Storia le leggi razziali ed i campi di concentramento.

La sicurezza si costruisce abbattendo il degrado sociale e l'emarginazione, con reali opportunità per tutti, e soprattutto con dialogo e comprensione e non inculcando sentimenti di paura e terrore fra la gente.

APPELLO ALLA SOCIETA' CIVILE
Chiediamo a tutte quelle persone che non vogliono rassegnarsi a questa nascente cultura di discriminazione e violenza di unire le forze e di manifestare il proprio dissenso attraverso iniziative atte a contrastare queste scelte politiche nelle quali non ci riconosciamo affatto.

Proponiamo pertanto:
- l'adesione a questo documento
- l'impegno nella diffusione di una sensibilità antidiscriminatoria e una cultura della diversità
- l'organizzazione di iniziative di vario genere
- la creazione di una rete cittadina che collabori attivamente sul tema diritti umani
- campagne operative di disobbedienza civile

PER INFORMAZIONI E ADESIONI:
www.lacomunita.net
dirittiumani@lacomunita.net

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